Villa Dora

Villa Dora è ora sede della Biblioteca comunale dal 2002, incastonata come un gioiello nel fasto della Villa: nell’attuale complesso si possono leggere, come in una sorta di palinsesto, le successive trasformazioni: che ne hanno scandito nel corso dei secoli le diverse funzioni.

Nata come tipica villa rustica friulana, costituita a nord da un corpo signorile addossato al muro di cinta con scala esterna, perse via via nel tempo il carattere produttivo originario strettamente legato all’attività agricola, per assumere funzioni di rappresentanza come residenza della famiglia Novelli: il corpo padronale venne staccato dal muro di cinta, alcune arcate al piano terra furono tamponate, i piani messi in comunicazione da uno scalone interno e al cortile d’onore collocato a est fece da contrappunto, posteriormente all’edificio, una corte rustica. Nel tentativo di riecheggiare l’impianto tipologico classico di “villa veneta”, con corpo centrale e braccia laterali.

La trasformazione riflette in modo speculare il progressivo elevarsi del ruolo socio-economico dei proprietari Novelli, insigniti nel 1679 del titolo di Liberi Baroni e di Conti del Sacro Romano Impero nel 1694. Il nuovo status nobiliare riverbera i propri effetti sul paese di San Giorgio: persino l’orientamento della facciata principale della Chiesa antistante, cui venne posto mano proprio in quegli anni, fu ruotata completamente, quasi a guardare la villa, come gesto simbolico di omaggio all’astro ascendente della famiglia Novelli.

Così la villa diventa elemento caratterizzante della trama dell’abitato, con la chiesa antistante quasi una sorta di perno sul quale si avvita la piccola realtà umana di San Giorgio che guarda alla villa con orgoglio e soggezione.

Verso la prima metà dell’Ottocento il complesso villa passò nella proprietà della famiglia von Andrian-Werburg, per linea ereditaria femminile. Nel corso del secolo la villa conobbe un nuovo aspetto: la facciata acquisì eleganti forme neoclassiche, l’interno venne arricchito con decorazioni a tempera, mentre il fiume Corno venne fatto entrare nell’abitato della villa attraverso un viale di carpini che si snodava in un ampio parco ricco di essenze arboree e di giochi d’acqua.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il complesso divenne proprietà della famiglia Canciani-Celotti.

Nel suo incessante peregrinare in zona di guerra, la Duchessa Elena D’Orleans fu spesso ospite di Dora Celotti, moglie dell’ammiraglio Ciro Canciani perché Villa Dora era  vicino al comando della Terza Armata, che aveva sede a Cervignano. Ed è nella Bassa Friulana che la duchessa si adoperò al fine di concentrare un numero significativo di ospedali della Croce Rossa, non solo perché territorio di pertinenza del marito Emanuele Filiberto, ma anche perché zona vicina alla linea del fronte in cui si contavano le maggiori perdite in morti e feriti.

Intuendo da subito l’incombente emergenza sanitaria e la necessità di formare sul campo nuovi medici che affiancassero quelli dell’esercito, la duchessa d’Aosta, grande estimatrice di Giuseppe Tusini, contribuì con il peso della propria autorevolezza alla realizzazione dell’idea dell’Università Castrense, di cui fu sempre decisa sostenitrice. «Ad alcune lezioni non è raro veder seduta fra essi [gli studenti] una dama della Croce Rossa, giovanilmente bionda e sorridente, che segue la parola dei professori con molta attenzione: la Duchessa Elena d’Aosta». (“Gazzetta di Venezia”, 9 marzo 1916).

Per il suo impegno, il 16 marzo 1917 a Chiarisacco, Elena d’Aosta fu decorata con la medaglia d’argento al valor militare.