Allʼalba del progetto di scuola Castrense

1 - Genesi di una scuola sui generis

Il concitato autunno 1915 registrò una fitta rete di rimandi tra il Comando Supremo dell’esercito, il Governo e i ministeri della Pubblica Istruzione e della Guerra in merito a possibili correttivi soprattutto alla situazione degli studenti del 5° anno.

In parallelo alle soluzioni proposte dal decreto di novembre, nel Friuli in guerra stava intanto prendendo forma un progetto che si sarebbe rivelato di carica dirompente: i corsi accelerati di Medicina e chirurgia della Scuola medica da campo a San Giorgio di Nogaro. Essi sarebbero stati attuati attraverso un percorso stretto e non scevro da tortuosità, così sintetizzato dalla ricostruzione di Tusini.

[…] Era necessario, protraendosi la guerra, provvedere anche per gli studenti degli anni successivi [che non rientravano tra coloro che il Decreto Luogotenenziale 1768/1915 aveva coperto]. Fu così che si intravide la possibilità di riunire in un centro ospedaliero dietro la linea delle operazioni, senza quindi allontanarli dalla zona di guerra come voleva il Comando Supremo, gli studenti in arretrato con gli esami e quelli del quinto obbligatoriamente per completare gli studi ed eventualmente presentarsi agli esami con un adeguato corredo di cognizioni.1

2 - Un testimone super partes: Pietro Giacosa

La ratio fondante della scuola trova limpida argomentazione da parte di Pietro Giacosa, autorevole docente all’Università di Torino, che nella primavera 1916 nel montare della vis polemica, ebbe l’opportunità di visitare la Scuola, riportandone una commossa impressione. Nel suo lungo e circostanziato intervento, sul mensile del «Corriere della Sera», «La Lettura» Giacosa scriveva:

Il Comando Supremo ha considerato la questione sotto tutti gli aspetti. A tutta prima ha fatto come in altri Paesi, equiparando nell’ufficio lo studente del sesto anno al medico, sotto il nome di aspirante medico. Ma questa misura logica a suo tempo, perché nel maggio 1915 gli studenti del sesto anno di medicina avevano pressoché ultimato il loro corso, diventa sempre più arrischiata man mano che la guerra si prolunga. Siccome durante il tempo in cui gli studenti sono sotto le armi, la loro avanzata nei corsi non si sospende, e, salvo sempre l’obbligo di dare – quando lo si potrà e come lo si potrà – gli esami, i quintanarii del ’15 sono diventati i sestanarii del ’16, la preparazione loro, che giustifica il titolo e le mansioni che ricevono [aspiranti ufficiali medici N.d.A.], è sempre più deficiente. Gli attuali studenti del sesto anno sotto le armi hanno fatto in realtà quasi tutto il quinto. E gli attuali studenti del quinto l’anno venturo saranno iscritti al sesto e aspiranti medici avendo fatto solo il quarto anno. Se per una ipotesi che dobbiamo fermamente prospettare […] la guerra si prolunga ancora, gli studenti del quinto anno dell’anno venturo saranno quelli che hanno lasciato gli studi al terzo anno, cioè studenti che non hanno ancora veduto un solo ammalato e che conoscono soltanto l’anatomia, la fisiologia, la patologia generale e la materia medica, senza averne dato gli esami.2

Con l’arruolamento non veniva, infatti, ad interrompersi il percorso scolastico universitario degli studenti-soldato. Uno dei problemi post bellici verterà proprio sulla normalizzazione (esami pregressi, ecc.) dello status scolastico dei reduci dal fronte, con molte code polemiche rispetto alle cosiddette «lauree di guerra»; in effetti questo e altri dispositivi premianti, messi in atto a favore degli studenti violentemente sbalzati dalle aule universitarie alle trincee provocarono un inusitato picco di crescita degli Atenei italiani, che passarono nell’arco temporale 1915-1920 da 33.000 a 62.000 iscritti.3

Tuttavia, poiché la guerra richiedeva incessanti rincalzi sanitari reclutati direttamente sul campo, diventava sempre più grande e attuale il rischio – già stigmatizzato da Giacosa – che le funzioni mediche fossero di necessità affidate anche a principianti con il solo bagaglio di pochi esami teorici, che «non hanno ancora veduto un solo ammalato».4

3 - Giuseppe Tusini: deus ex machina dei corsi castrensi

Alla sorgente dell’idea di scuola castrense (“al campo”, in zona di guerra) si colloca l’imponente personalità di Giuseppe Tusini (1866-1940). Era nato a Sarzana (SP); laureatosi nel 1890 in Medicina all’Università di Genova, ancora giovanissimo diventò assistente di Antonio Ceci che seguì all’Università di Pisa, ereditandone nel 1906 l’insegnamento di Patologia chirurgica e guadagnando da subito vasta fama di chirurgo coraggioso e innovatore. Passò nel 1914 a dirigere la Clinica chirurgica di Modena e nel 1917 quella di Parma. Nel 1920 fu chiamato all’Università di Genova, dove insegnò e lavorò (nel 1930 sarà nominato preside della facoltà di Medicina e Chirurgia) fino al 1936, quando lasciò l’insegnamento da professore emerito.

La carriera universitaria e ospedaliera di Giuseppe Tusini, ormai solidamente incanalata su binari consueti sia pure prestigiosi, fu interrotta da una luminosa e drammatica parentesi: già iscritto dal 1890 nelle forze della Croce Rossa, allo scoppio della guerra ricusò l’incarico di consulente chirurgo degli ospedali di riserva della VI Armata e scelse di arruolarsi come volontario, volendo svolgere la propria opera di medico nel cuore del teatro di guerra nonostante il dato anagrafico (aveva allora quarantanove anni) lo dispensasse. Con il grado di ispettore medico di I classe (tenente colonnello) della CRI fu incernierato alla delegazione della III Armata.

Ottimo organizzatore, fu ispettore sanitario degli ospedali della Croce Rossa assegnati alla III Armata e capo dell’ufficio di Sanità Militare di Intendenza per il secondo gruppo di ospedali dipendenti (la sede direzionale era stata posta a San Giorgio di Nogaro), che portò a livelli di grande efficienza: «Il professor Tusini – giovine ancora, vigoroso, coll’aperto viso illuminato dagli occhi chiari – è di quegli uomini non numerosi che sanno metter d’accordo facilmente la dottrina col senso pratico».5

Era arrivato in zona di guerra il 22 luglio del 1915, impegnandosi immediatamente a:

distribuire giustamente nell’ampia zona della Terza Armata posti di medicazione, ambulanze, ospedali di prima e seconda linea, convalescenziari e tante altre provvidenze indispensabili: e tali che formarono l’ammirazione del Comando Supremo che sempre poi fece tesoro di tanto organizzatore […]. Ispettore consulente della Terza Armata, tutti i giorni percorreva la enorme zona in peregrinaggio di assistenza alle ambulanze ed ai posti avanzati che domandavano il suo consiglio o la sua opera chirurgica; sempre onnipresente, di giorno e di notte passava fra i fuochi della lotta senza titubanze diffondendo agli altri il suo freddo coraggio.6

C’è un’indubbia enfasi nella descrizione di Pietro Marogna, assistente di Tusini e al quale rimase legato lungo tutta la vita; enfasi giustificata anche dall’occasione: l’elogio funebre del professore nell’immediatezza della scomparsa avvenuta il 22 maggio 1940. Sarà l’oggettiva portata della sua azione nel contesto della guerra, però, a far emergere in tutta la sua evidenza, il profilo di Giuseppe Tusini e l’impegno profuso in quegli anni, che ha davvero dell’incredibile, per energia, lucidità e capacità di presenza su molteplici versanti. Dal 2 giugno 1916, oltre alle incombenze iniziali condivise con Lorenzo Bonomo anche l’incarico di consulente chirurgico della III Armata, e in questo ruolo su richiesta dei Direttori di Sanità e di molti ospedali, Tusini per l’intera durata della guerra si recò a prestare la propria opera nelle emergenze chirurgiche più complesse delle tre armate impegnate sul fronte, dalla Carnia a Gorizia. Su richiesta del duca d’Aosta, in veste di consulente ebbe modo di eseguire (con l’ausilio di Pietro Marogna, suo assistente a Modena) un complesso intervento chirurgico alle gambe del caporale Benito Mussolini, allora direttore del «Popolo d’Italia», che era stato ferito il 23 febbraio 1917 dallo scoppio di un lanciabombe durante un’esercitazione sul Carso a Quota 144, nei pressi di Doberdò. Un episodio di cui Tusini non ebbe a vantarsi negli anni del fascismo trionfante, ma che fu reso noto all’opinione pubblica in occasione della morte, quando i giornali pubblicarono il telegramma di cordoglio che Mussolini aveva inviato alla sua famiglia: «È cagione per me di un profondo rimpianto l’annuncio della morte del senatore Tusini [la nomina è del 14 giugno 1939]. Non ho mai dimenticato né dimenticherò mai il suo risolutivo intervento chirurgico all’Ospedale di Ronchi».7

Una ricostruzione d’archivio ha documentato come fino a settembre 1918 a Tusini fossero stati richiesti 2.315 consulti chirurgici negli ospedali disseminati lungo la linea del fronte, oltre alle consulenze operate durante le periodiche visite d’obbligo negli ospedali.8  Tornano alla mente le parole del giornalista Paolo Rumiz: «Ma che uomini erano, quelli di allora? […] Cose inconcepibili per gli europei di oggi. Pensai che c’era voluta una guerra mondiale per smantellare quelle generazioni».9

4 - La proposta di Giuseppe Tusini al Ministro della Pubblica Istruzione

La proposta d’istituzione di una «Scuola da Campo» fu ufficialmente presentata al ministro Grippo il 28 novembre 1915, mentre l’originale autografo di Tusini con l’elenco ufficiale dei docenti – a “bocce ferme” quando ogni alchimia era stata ormai esperita – porta la data del 28 gennaio 1916. 

Non sono invece datati i documenti riportati di seguito (che tuttavia si arguisce essere stati concepiti tra ottobre e novembre 1915), vergati di pugno da Tusini, con elegante grafia leggermente piegata a destra e ritrovati nella villa liberty di Sarzana, alle estreme propaggini delle Alpi Apuane. Essi costituiscono l’impianto della «Scuola medica di campo» allo stato nascente, poi rielaborati, limati e ritoccati anche in funzione degli aggiustamenti richiesti dagli ambiti ministeriali e militari; quindi rifusi in modo più strutturato e organico nell’ampia introduzione di Tusini al testo La Scuola Medica da Campo di San Giorgio di Nogaro. Scopi, funzionamento, risultati. Il testo, corredato da alcune fotografie, sarà dato alle stampe per i tipi della casa editrice Cappelli di Bologna nel 1918 con un finanziamento dell’autorità militare, nell’intento di attestare – con minuziosa registrazione giorno per giorno – l’organizzazione e i contenuti degli insegnamenti impartiti alla Scuola, come viatico di rigore  scientifico ai percorsi di studio effettuati dai medici italiani usciti dalla facoltà Castrense sangiorgina.

I testi sono stesi su fogli protocollo ormai ingialliti – anche corrosi dal tempo – e conservano tutto il fascino di un’idea generosa e forse utopica allo stato aurorale; anche per questo, così come per il loro intrinseco valore documentario, si reputa utile riportarli nella loro interezza (qui la versione olografica di Tusini).

 

Proposta del Prof. Tusini a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione

Eccellenza,

Nell’interesse degli studenti del V e del VI anno di medicina e nell’interesse stesso dell’Esercito prego la S.V. di voler prendere in benevola considerazione la proposta che faccio di istituire in S. Giorgio di Nogaro una Scuola da Campo nella quale siano regolarmente impartite da Professori aventi titoli legali le lezioni di tutte le materie che fanno oggetto dell’insegnamento del V e del VI anno di medicina.

Movente della proposta

Prestando servizio in questa zona di guerra fino dal luglio scorso quale Ispettore consulente della Croce Rossa e quale dirigente dei servizi sanitari del 2° Gruppo della III Armata, ho avuto troppe occasioni e sufficiente esperienza per convincermi che qualsiasi sottrazione di personale comunque esperto di tecnica sanitaria dal servizio presso i Corpi mobilitati, sarebbe un doloroso e gravissimo errore, contro il quale giustamente resiste il Comando Supremo, e che io come italiano, come chirurgo, come Maestro sento il dovere di rendere noto alla E.V. colla piena fiducia che voglia porvi riparo.

Scopo della proposta

Sarebbe quello di conciliare l’interesse della Sanità Militare con quello dei giovani usufruendo l’opera dei giovani studenti e provvedendo insieme al completamento della loro istruzione medico chirurgica.

Modo di provvedersi

Professori titolari di cattedre di medicina e chirurgia nelle R.R. Università, liberi docenti e pareggiati che si trovano in questa Zona di guerra in numero più che sufficiente allo scopo, sarebbero lieti e fieri di continuare a prestare l’opera loro al campo, impartendo nello stesso tempo il numero regolamentare di lezioni pel riconoscimento dei corsi, come di norma.

Mezzi di attuazione

a) Mezzi e materiali clinici per il funzionamento didattico esistono ad esuberanza, giacché nel gruppo da me diretto sono già piantati 12 ospedali, che continueranno a funzionare come altrettante cliniche, dove ora accolgonsi in media 1800 fra malati e feriti. Per l’insegnamento dell’Ostetricia e della Pediatria si dispone di uno stabilimento in cui ha ricovero un numero considerevolissimo di profughi, sui quali l’esercizio pediatrico è massimo e sufficiente quello ostetrico.

b) Mezzi e materiali scientifici

Essendo istituito e funzionando qui da tempo un completo laboratorio medico perfettamente dotato di quanto può occorrere alle ricerche ed alle esercitazioni dei giovani, i mezzi scientifici che si hanno a disposizione possono ritenersi sufficienti per il corso teorico-pratico del V – VI anno, senza bisogno di sussidi ausiliari a quelli che può regolarmente fornire l’Autorità Militare.

Insegnanti

Trovansi in questa zona di guerra i seguenti insegnanti:

Prof. Ascoli Maurizio                Titolare di patologia medica nella R. Università di Catania.

“       Dionisi                                Titolare di anatomia patologica nella R. Università di Palermo.

“       Lustig                                  Titolare di patologia generale nella R. Università di Firenze.

“       Rossi                                    Titolare di clinica delle malattie nervose e mentali nella R. Università di Sassari

“       Tusini                                  Titolare di clinica chirurgica e medicina operatoria nella R. Università di Modena.

“       Acconci                                Libero docente di clinica ostetrica.

“       Arlotta                                  Libero docente di stomatologia.

“       Col.llo Bonomo “            “                di clinica chirurgica.

“       Canata                “            “                di clinica pediatrica.

“       De Carli              “            “           di otorinolaringoiatria.

“       Engel                   “            “   di clinica dermosifilopatica.

“       Grixoni                “            “                                     di Igiene.

“       Mey                      “            “                    di Medicina legale.

“       Nigrisoli              “            “                di Clinica chirurgica.

“       Santamaria        “            “                       di Oftalmoiatria.

La distribuzione delle materie per le lezioni dei Professori risulta dai titoli d’insegnamento pel quale ogni professore anzi detto è legalmente autorizzato, potendo il Prof. Ascoli impartire l’insegnamento di Clinica medica. Oltre il titolare di clinica chirurgica vi sono due liberi docenti della stessa materia, all’uno dei quali (Prof. Colonnello Bonomo già insegnante alla Scuola di Sanità Militare) verrebbe affidato l’insegnamento di traumatologia di guerra con speciale riguardo alla chirurgia cranio-cerebrale e spinale; all’altro (l’illustre Prof. Nigrisoli) verrebbe affidato l’insegnamento della chirurgia e protesi degli arti.

Al Prof. Grixoni verrebbe affidato l’insegnamento dell’Igiene, riservando al Prof. Lustig il trattamento specializzato della profilassi delle malattie infettive e quello della epidemiologia.

Vi sarebbe inoltre la questione degli studenti del V e VI° anno che avessero esami arretrati. Anche per le materie degli anni precedenti, vi sono in zona di guerra professori titolari di cattedre nelle Regie Università e liberi docenti che potrebbero impartire un regolare corso di lezioni; ma queste dovrebbero darsi soltanto agli studenti degli ultimi due anni, in modo che tutti gli ascritti al V e al VI° anno, volendo, potessero alla fine dei corsi trovarsi in pari con tutti gli esami speciali per potersi presentare all’esame di laurea.

Tutti gli esami speciali dovrebbero darsi nella sede d’insegnamento ed essere riconosciuti validi. Quelli di laurea dovrebbero essere dati nelle Università del Regno.

Tutti gli insegnanti che si trovano al campo ambiscono di poter compiere il loro dovere qui, dove già prestano e sono desiderosi di continuare a prestare l’opera loro più direttamente efficace ai valorosi soldati d’Italia; ed è certo che anche i giovani studenti che si trovano nell’Esercito, quando sia loro garantita la legalità dei corsi, non vorranno abbandonare il servizio della grande necessità del quale hanno avuto ed hanno prove tanto evidenti, mentre che l’avere iniziato quasi la loro professione benefica fra i combattenti in questo storico momento della vita nazionale, sarà motivo di santo e legittimo orgoglio per essi.

Tutti quanti, insegnanti e discepoli, prestano qui la volenterosa opera propria sentono che anche questa Scuola di Campo dovrà funzionare con serietà ed onore e sono decisi a fare qualsiasi sacrificio, perché di pari passo con le armi, si avanzi verso i confini e li sorpassi anche un’eco del pensiero e della operosità scientifica della Nazione, primo pegno di fede ad una promessa lungamente sospirata ed attesa e che i nuovi destini d’Italia assicurano che sarà presto mantenuta.

Considerazioni da sottoporsi al Ministro della P.I.

1°) Se gli Studenti del V anno di medicina non potessero usufruire di questa Scuola di campo perderebbero certamente almeno un anno.

È vero che saranno ugualmente iscritti all’anno superiore, ma dopo una tanto prolungata assenza d’esercizio allo studio, sarebbe assurdo pretendere da essi quello che deve esigersi in condizioni normali e si avranno perciò agli esami risultati del tutto negativi. L’anno di corso, così sarebbe per essi perduto con grave danno per la carriera dei giovani e per le loro famiglie.

È quasi certo però, che, per la speciale condizione dei giovani che avrebbero fatto in un altro campo, con fatica e nell’interesse generale il loro dovere, insorgerebbero ragioni di sentimento di legittimi interessi, che costringerebbero ad una larghezza tale di esami tale, da costituire una vera irrisione per la serietà degli studi, ed in tal caso il danno sarebbe in altro senso anche maggiore, come facilmente si comprende. [Considerazione a matita, a calce del testo: «Basti ricordare ciò che avvenne nel 1866» N.d.A].

2°) Istituendo questa Scuola da Campo obbligatoria per gli studenti del V° anno e facoltativa per quelli del VI° anno di medicina, si avrebbe intanto che i giovani ascritti al V° anno, vi adirebbero dopo cinque mesi trascorsi in una continuata osservazione di materiale clinico straordinariamente ricco e svariatissimo e perciò la comprensione di molti fatti e successioni cliniche che dovranno essere oggetto dell’insegnamento ulteriore, sarà per essi molto più facile di quello che non avvenga abitualmente nei giovani di V° anno.

Dati gli esami, essi sarebbero iscritti al VI° anno con un corredo di cognizioni che, per i cinque mesi di osservazione pratica preliminare e per i 4 mesi successivi della Scuola di Campo, si potrebbero ritenere per la pratica anche maggiore di quelle che abitualmente possiedono gli studenti alla fine del V° anno di studio.

In queste condizioni, o finirà la guerra e gli studenti frequenteranno il VI° anno nelle Università, come di norma; o la guerra continuerà e gli studenti saranno assunti in servizio nell’Esercito come Aspiranti. Se saranno lasciati come tali, si avrà per essi la perdita di un anno ingiustificata perché patita da giovani che, oltre ad aver fatto il loro dovere nell’Esercito avrebbero anche titoli e corredo di studi, pari, se non superiori, a quello dei loro compagni che pure si saranno laureati.

Se invece, sempre in caso che la guerra continui, si farà anche per essi il VI° corso accelerato alla Scuola di Campo, si potranno dopo altri 4 mesi proporre per la laurea dei giovani che avranno realmente tutti i requisiti di studio e di pratica per conquistarla.

In caso contrario si avrebbe questa contraddizione di fatto: che l’esercito si varrebbe sicuramente dell’opera degli Aspiranti come se fossero medici, mentre che, nonostante la loro capacità a possedere la laurea, questi giovani ne sarebbero privati, con grave detrimento proprio in confronto di quei loro compagni, che l’ avrebbero potuta ottenere con minori sacrifici personali e con molto maggiore facilità di studio e comodità di vita.

Siccome questo sarebbe ingiusto, è certo che gli studenti, le loro famiglie e gli stessi insegnanti reclamerebbero un provvedimento di equità, ossia un trattamento eguale a quello fatto precedentemente ai giovani che si trovavano nelle loro condizioni, cioè il sesto corso accelerato.

Con questa clausola restrittiva – soltanto se le condizioni di necessità di guerra lo reclameranno – mi pare che si potrebbe accettare la subordinata condizione del VI costo accelerato anche per gli studenti che facessero il V° anno di medicina al campo.

 Considerazioni da sottoporsi alla Autorità Militare

1°) Essendo cessato il funzionamento della Scuola di Sanità Militare di Firenze, mediante questa Scuola da campo si provvederà con disposizioni interne e con corsi speciali, anche alla specializzazione del servizio sanitario di guerra. Inoltre, quando le condizioni di relativa tranquillità lo permettessero, un numero adeguato di Ufficiali medici potrebbe seguire per turno alcune conferenze d’indole sanitaria militare, di logistica sanitaria, p. es., che, specialmente per molti medici richiamati in servizio mi sono accorto essere cosa completamente sconosciuta.

2°) Intanto con questa Scuola si avrà che i giovani anche del V° Corso di Medicina, dopo la pratica di questi cinque mesi di guerra, faranno una nuova pratica di Servizio Sanitario Militare integrato dalle nozioni teorico-pratiche d’insegnamento; quindi in realtà cominceranno a seguire un corso che dal lato clinico pratico potrebbe dirsi del VI° anno; ed allora in caso di bisogno, anche se richiamati ai corpi dopo gli esami del V° anno, essi potranno prestare un servizio realmente utile più di quello pure lodevole che abbiano potuto prestare gli aspiranti attuali.

Perciò anche se il Ministro della P.I. avesse difficoltà di dichiarare esplicitamente, per deferenza al voto del Consiglio Superiore della P.I., che vi sarà dopo gli esami un altro corso accelerato anche per gli studenti del V° che passeranno al VI° corso, mi pare che nel proprio interesse l’Autorità Militare dovrebbe ugualmente favorire la Scuola.

Del resto a me pare che si tratti di difficoltà solo apparenti, giacché di fatto, quando l’Autorità Militare ha mezzo di poter assumere in servizio quali Aspiranti quegli studenti che finito il V° sono passati al VI° corso, questi giovani colla istruzione avuta anche militarmente specializzata, come si è detto, faranno un servizio molto profittevole all’Esercito, ed allora per salvaguardare gli interessi degli studenti e delle loro famiglie sarà il Ministero stesso della P.I. che reclamerà l’istituzione anche per essi degli stessi corsi accelerati dei quali possono usufruire quest’anno gli studenti del VI° Corso di medicina, come era nei voti del Comando stesso.

3°) Infine è vero che momentaneamente i giovani del VI° anno verrebbero ugualmente distolti dalla loro attività presso molte Unità Sanitarie, ma anche più lo sarebbero se ritornassero alle loro Sedi Universitarie. Avendone frattanto eventualmente bisogno, sarà ben più facile adoperarli e distribuirli secondo le necessità del momento se si avranno tutti sotto mano, mentre che altrettanto completamente e rapidamente non potrebbe farsi, se dovessero essere richiamati dalle loro sedi.

Per queste ragioni mi pare che la Sanità Militare avrebbe in questa Scuola una garanzia di sollecito ed utile aiuto, e che potrebbe favorirla, sorvolando qualche restrizione che, più per deferenza al voto del Consiglio Superiore della P.I., che per convinzione propria ripeto, potesse porre il Ministro della Pubblica Istruzione.10

 

Tuttavia i Ministri della P.I. e della Guerra opposero evidentemente resistenza su alcuni nodi cruciali della proposta, in particolare sull’ipotesi di un percorso finalizzato alla laurea e tutto interno alla guerra anche per gli studenti del quinto anno. Soccorre anche su quest’aspetto un’ulteriore nota del proponente, databile ai primissimi giorni di dicembre 1915 che prefigura lo schema-base del decreto d’istituzione della Scuola a San Giorgio secondo l’ottica di Tusini:

 

Proposta presentata dal Prof. Tusini al Comando Supremo insieme alle disposizioni dettate da S.E. il Ministro della Pubblica Istruzione

Non convenendo distrarre dalla Zona di Guerra dove esercitano la loro attività i giovani studenti del 5° e del 6° anno di medicina, si propone di istituire in San Giorgio di Nogaro una Scuola Medico-chirurgica da Campo per gli studenti del V° e del VI° anno di Medicina e chirurgia.

Un numero adeguato di professori titolari e liberi docenti pareggiati di tutte le materie d’insegnamento, è disposto ad impartire il corso regolamentare di lezioni. I locali ed i mezzi clinici e scientifici bastevoli allo scopo, sono già pronti. Non si chiedono mezzi economici di sorta. Gli studenti del V° anno dovrebbero essere obbligati a frequentare i corsi. Gli studenti del VI° anno potrebbero frequentare questi corsi o quelli accelerati impartiti nelle Università, secondo il Decreto 28 Novembre 1915. Gli esami speciali del V° e VI° anno verrebbero dati nella Sede d’insegnamento [quindi a San Giorgio N.d.A.] e sarebbero ritenuti validi.

L’esame di laurea dovrebbe essere sostenuto dai giovani del VI° anno nelle rispettive Università.

Gli studenti del V° corso, dopo sostenuti gli esami speciali, verrebbero ammessi al VI° anno; ed anche il nuovo VI° corso, solo quando lo richiedessero le esigenze di guerra, sarebbe svolto come il precedente in modo che dopo altri quattro mesi d’insegnamento, anche questi studenti potrebbero nella stessa maniera ottenere la laurea […].11

 

La nota fu fatta propria dal Capo di Stato Maggiore dell’esercito generale Cadorna che la trasmise il 5 dicembre 1915 al ministro della P.I. Grippo, con il seguente biglietto di accompagnamento:

Il professor Tusini ha presentato a questo Comando una proposta d’istituzione di una scuola medico-chirurgica da campo, di cui gli scopi e le modalità di funzionamento sono già stati concretati d’accordo fra la S.V. e il predetto professore. Questo Comando, presa conoscenza della proposta stessa e dei particolari secondo i quali questa verrebbe attuata e sentito il parere pienamente favorevole dell’Intendenza generale, ritiene che essa risponda perfettamente agli interessi tanto dell’esercito quanto degli studenti, e, facendola propria, interessa V.E. a volersi compiacere fare in modo che essa possa, al più presto, essere tradotta in atto.12

5 - Roma: Minerva versus Marte

Tra il 5 e il 24 dicembre 1915 Giuseppe Tusini lasciò San Giorgio di Nogaro trasferendosi a Roma per perorare la causa, e soprattutto per condividere l’architettura dei corsi castrensi ai più alti livelli dei ministeri dell’Istruzione e della Guerra, mentre il Parlamento era regolarmente riunito per discutere di bilancio e altre questioni. Lo testimoniano gli appunti olografi di un diario steso da Tusini su un blocchetto di carta intestata dell’Albergo Santa Chiara o su brandelli spuri, nei quali, forse per ottimizzare anche i lunghi momenti d’attesa nelle anticamere dei vari uffici, aveva cominciato a ipotizzare la nuova organizzazione didattica, elencando le strutture ospedaliere disponibili sul territorio della Bassa Friulana come cliniche universitarie, i nomi degli insegnanti, la bozza delle lezioni e le relative aule. Le note di Tusini registrano in presa diretta umori, ripensamenti, perplessità e le variazioni della temperatura burocratico-politica rispetto al progetto:

7 DICEMBRE – All’Ispettorato di Sanità Militare, in assenza del generale Sforza trovo il generale Gozzano e il Col. Moschini, coi quali, dopo circa un’ora e mezzo di spiegazioni, proposte, controproposte e modificazioni si concreta uno schema di articoli per un Decreto.

9 DICEMBRE – Ci si aduna col Masi dal Ministro [è il responsabile del dicastero dell’Istruzione Pasquale Grippo, mentre Masi è il direttore generale dello stesso ministero], che ci intrattiene per circa due ore, concretando tutto quello che è accettabile palesemente, tutto quello che sarà accettato implicitamente, ma che non è politico manifestare per non urtare in facili suscettibilità. Si concretano anche i termini di compilazione del decreto e si rimane d’intesa che il giorno appresso alle 11 si ritornerà da lui colla relazione del Direttore Generale e con lo schema del decreto. Intanto Sua Eccellenza mi avverte che ieri ed oggi il Ministro della Guerra [è il generale Vittorio Italico Zuppelli], da lui richiesto, rispose evasivamente circa la proposta, come se questa non lo interessasse gran fatto, certo come se egli la conoscesse appena indirettamente. Dal Ministero della Guerra non è arrivato a quello della P.I. alcun documento che accenni ad una conoscenza e approvazione e caldeggiamento del progetto. Ciò rende un po’ perplesso il Ministro dell’I.P.13

 

A questo punto Tusini dovette fare la spola tra i due ministeri per sollecitarne il reciproco interfacciarsi, mentre l’11 dicembre lo stesso Masi poté presentare la relazione per l’istituzione dei corsi al Ministro, il quale «concreta quella che egli stesso presenterà al Consiglio dei Ministri e il Decreto definitivamente formulato per la firma».14

11 DICEMBRE – Lettura ed approvazione definitiva della relazione Ministeriale e del Decreto. Nel pomeriggio tanto la relazione al Ministro che la copia del Decreto proposto viene distribuita a tutti i Ministri. Finalmente arriva la piena adesione del Ministro della Guerra. Intanto la Camera dei Deputati prolunga le sedute e nel dubbio che la cosa possa dar luogo a richiami da parte di qualche deputato, provvede perché in caso deputati amici la sostengano. […] Vado dal Ministro Barzialai perché come irredento, prenda a cuore la cosa in Consiglio dei Ministri. Cerco di far rassicurare il Ministro della I.P. che teme le obbiezioni dei Professori con lettere del Senatore Prof. Marchiafava e del Prof. Dini Presidente del Consiglio Superiore della I.P. Il giorno appresso lo stesso Senatore Dini va a parlare al Ministro per assicurarlo della sua adesione pienamente favorevole.

15 DICEMBRE – Mercoledì – Si apre il Senato. Per informazioni particolari si sa che si comincia a vociferare sulla istituzione di una Università Castrense. Le importanti discussioni di indole generale del Senato non consentono discussioni particolari, ma si sa che il Progetto dell’Università Castrense ha destato inquietudini, suscettibilità, ecc. che si fanno più insistenti il giorno appresso.

16 DICEMBRE – Si viene a sapere che alla sera vi sarà certo qualche domanda ostile di schiarimento sulla Scuola da Campo, ma data la votazione e il prolungarsi delle sedute del Senato, ogni cosa viene rimessa al giorno seguente. Provvedo perché il Senatore Maragliano che si temeva fosse quello che avrebbe preso la parola in proposito sia informato esattamente dei scopi e dei limiti della proposta mia.15

6 - Un imprevisto intervento critico: il senatore Pio Foà

Finalmente il 17 dicembre ebbe luogo la seduta del Senato, e diversamente da quanto paventato da Tusini, una richiesta di chiarimenti formulata in tono critico e preoccupato sull’istituenda Università castrense non venne da Maragliano,16 bensì, inopinatamente, dal senatore Piò Foà,17 autorevole clinico dell’università di Torino:

Io oggi ebbi l’occasione di sapere una notizia che mi ha prodotto una certa sorpresa perché mi trovò impreparato. Si starebbe preparando la creazione di una Scuola universitaria al campo. Essa sarebbe da fondarsi a San Giorgio di Nogaro ove, col mezzo di professori militari e di liberi docenti militari, si farebbero corsi accelerati per gli studenti del VI e V anno, ai quali verrebbero dati in fine del corso gli esami speciali dagli stessi insegnanti. Non si comprende, senza i dati necessari, come potrebbero aver luogo al campo certi insegnamenti speciali, ad esempio l’ostetrica e ginecologia.

È certo che la grande quantità di feriti potrà permettere l’istruzione della chirurgia in guerra, e la quantità di malati potrà permettere l’istruzione sopra un gran numero di malattie prese al campo, il che potrebbe servire se dovessimo mirare a creare dei sottotenenti medici per il servizio dell’esercito. Ma quando essi avranno ottenuto il diploma potranno esercitare come gli altri liberamente la loro professione e vorrei mi si togliesse il dubbio sull’efficacia della preparazione generale che avranno ricevuto.

Non voglio credere che con questo si otterrebbe addirittura la svalutazione delle Università, ma sarebbe tuttavia un precedente nuovissimo tale da far sorgere qualche preoccupazione. Tutto ciò è detto naturalmente all’infuori di qualunque considerazione sul valore dei docenti che sarebbero prescelti per i corsi al campo.  Auguro pertanto che la cosa sia attentamente studiata sotto ogni aspetto.18

7 - La risposta del ministro della Guerra

La risposta del ministro della Guerra Zuppelli, chiamato in causa nella stessa seduta in assenza del ministro dell’Istruzione, sembra esitare, quasi a tradire un malcelato imbarazzo:

Questa Università non esiste ancora: è, come ho detto, un semplice progetto, ancora lontano dalla sua attuazione e che fu escogitato negli interessi degli studenti del quinto e del sesto anno di medicina per metterli in grado non di avere la laurea, ma di sostenere alcuni esami speciali. Ma, ripeto, si tratta di un semplice progetto, il cui arrivo in porto dipenderà e dal parere che sarà chiamato a dare il Consiglio Superiore della pubblica istruzione e delle successive delibere del Consiglio dei Ministri. Se poi all’onorevole Foà non piace il nome di Università castrense io non ho difficoltà a modificarlo, perché non ci tengo affatto. In fondo, si tratta di un corso che si dovrebbe fare in un paese proprio al fronte, dove potrebbe esser riunito un numero discreto di studenti di medicina, per poterli mettere in grado, come detto, di dare alcuni esami speciali. Circa il materiale disponibile per questa cosiddetta Università, io credo che ce ne sia molto di più di quello che si può trovare in qualcuna delle nostre Università, situate in città dove muoiono appena venti persone all’anno e dove quindi è ben difficile avere a disposizione un materiale sufficiente di anatomia.19

Tralasciando l’impietosa e quasi scontata accettazione della guerra quale «fabbrica di cadaveri» necessari per l’insegnamento di anatomia, tale approccio minimalista e strumentale era destinato fatalmente a scontrarsi con la visione di Tusini: per il ministro si trattava banalmente di preparare gli studenti-soldato lontani dalle università a causa della guerra, a sostenere gli esami di medicina e chirurgia.