Graziella del Bono

Nata a Parma nel 1889 e diplomata infermiera nel 1913, fu al fronte, sui treni-ospedale e nel dopoguerra a Pola, per assistere la popolazione del luogo. Figlia dell’ammiraglio Alberto del Bono, ministro della Marina dal luglio 1917, lavorò a lungo in solitudine presso l’ospedale sangiorgino. Dotata d’indubbio temperamento, Graziella descrisse con crudezza e vivacità le condizioni tragiche in cui spesso le infermiere dovevano operare, come non mancò di esprimere qualcosa di più di una velata critica nei confronti della gestione politica del conflitto, come nella lettera del 13 marzo 1916:

“Da ieri il cannone tuona incessantemente da Gorizia al mare. Rimarremo con quattro soli feriti che non possono muoversi ad attendere i nuovi. Un ufficiale che veniva da San Pietro Isonzo [sic] ieri sera mi disse che è un inferno laggiù […] a Roma i deputati perdono tempo a Montecitorio, qui si va allegramente all’altro mondo!”.

Trasferita all’ospedale n. 5 di Soleschiano di Ronchi, uno degli ospedali più avanzati e quindi esposti all’artiglieria nemica, restò accanto ai feriti per quattro giorni consecutivi di bombardamenti, ottenendo per questo la medaglia di bronzo.